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Gli appuntamenti con i ragazzi in cantina continuano, questa volta siamo andati un po’ più là dove arte e natura diventano una cosa sola. Stiamo parlando della famosa cantina Majolini, una delle perle della Franciacorta non che ultima azienda all’interno dei confini di quest’ultima. Si inizia a parlare di vino già negli anni 60 con il capo stipite, il signor Valentino, che inizia a coltivare il Ruc di Gnoc. Nel 1981 i figli fondano la cantina senza dimenticare il legame con il territorio che da sempre contraddistingue la filosofia della famiglia Maiolini. Le proprietà terriere della cantina si estendono sulle colline moreniche del comune di Ome, per 24 ettari di terreno formato da stratificazioni di pietra calcarea. La fortuna del luogo è la posizione, ubicato in un’insenatura protetta ai piedi del monte Brione (800 metri) e dal microclima unico all’interno della Franciacorta. La qualità dei vigneti è data anche dal fatto che si trovano lontani dalle strade di passaggio più intenso, delimitati da bosco e sentieri. Sono vigneti molto diversi fra loro, benché tutti caratterizzati da un suolo calcareo argilloso. All’inizio degli anni Novanta hanno inizio i lavori per la costruzione della nuova cantina, posta a dominio dell’intera vallata. Nonostante il malcontento iniziale dato da problemi logistici di trasferimento materiale edilizio una volta terminata l’opera tutti hanno convenuto sul potenziale della location. L’architettura della struttura rispetta la tipologia delle vecchie cascine locali, vengono fatti diversi ampliamenti con il passare degli anni e le pietre utilizzate per costruire vengono riciclate dal sottosuolo. Iniziamo la nostra visita alle ore 11.00 nel piazzale della cantina assieme ad altri ristoratori, il sole e il cielo limpido rendono la vista mozzafiato e l’umore già alto. Ci viene spiegata la storia della famiglia, le sue evoluzioni, i processi di costruzione della cantina, la filosofia green e ci viene anticipato che all’interno (ma anche all’esterno) troveremo diverse opere d’arte di artisti provenienti da tutto il mondo.
D’altronde come si fa a non essere ispirati da un vino così buono? La prima sala è quella “del terreno” dove è possibile vedere a nudo le stratificazioni che lo compongono e distinguere le ere geologiche. Nella seconda stanza vi sono svariate botti in legno, diverse teche che custodiscono opere d’arte create da diversi stilisti in occasione del Vinitaly ed infine una bellissima rappresentazione olfatto-visiva della degustazione in sé. La terza e ultima meta è quella del magazzino dove le bottiglie sono impilate perfettamente creando ordine, armonia, magia. Appena entrati ricorda un po’ la Gringott, solamente che al posto degli elfi a prendersi cura dei prodotti vi sono altre sculture. Le bottiglie infatti sono impilate con una precisione maniacale lungo tutta la cantina creando un percorso visivo impressionante. Arriviamo all’assaggio, il nostro momento preferito. Veniamo accolti e coccolati nella sala degustazione dove ad attenderci ci sono salumi, formaggi, bollicine. 12 sono le bottiglie previste, 2 le ore a disposizione e 1000 le domande da fare. Ogni bottiglia ha la sua storia, la sua origine, il suo perché e noi non abbiamo potuto far altro che trovare queste parole all’interno di ogni calice. Uno dei proprietari, Giovanni Maiolini, che ha preso le redini dell’azienda assieme al cugino e l’ha resa così come la conosciamo oggi, ci ha trasmesso esattamente quello che è il Franciacorta per loro. Il tipo di legame che hanno instaurato negli anni con il territorio, l’amore che mettono in ogni vendemmia e in ogni etichetta. Il tutto si è concluso nell’osteria Belotti a pochi passi dalla cantina dove assieme alla meravigliosa cucina casereccia abbiamo avuto il piacere di provare anche le ultime bottiglie sfuggite alla degustazione. Un’occasione unica per chiacchierare anche con altri ristoratori, confrontarci su tantissime tematiche e ricevere nuovi spunti. Insomma, quando andiamo a conoscere un produttore torniamo sempre con tante idee, conoscenze e amicizie.
Ognuno di noi ha trovato la sua etichetta preferita che non vede l’ora di raccontarvi: ci vediamo a tavola!
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